Le cose non esistono di per sé; diventano come le chiami. A seconda di come definisco un oggetto, quello stesso oggetto avrà le caratteristiche che io gli attribuisco, mi aspetterò che si comporti in un certo modo e sarò contento quando la risposta corrisponderà alle mie aspettative.
Perché spendere 1000 euro o più per un telefono cellulare?
È la stessa domanda che rischia di essere sbagliata: cosa mi aspetto da questo oggetto che chiamo telefono?
Un moderno smartphone, di livello medio basso, è più vicino a un computer tascabile, con funzionalità strabilianti come fare fotografie o filmati, fare editing, cioè migliorare le stesse foto e filmati, aggiungere o togliere musica, spedirle dove vuoi tu, spesso fare di più e più velocemente di un computer tradizionale; con, ad esempio, la possibilità di navigare per comprare un biglietto del treno o fare pagamenti senza carta di credito, riconoscere brani musicali sentiti per strada, ascoltare brani musicali o guardare film, eccetera eccetera eccetera.
Lo sapevi che i processori che fanno funzionare un medio smartphone attuale hanno capacità di elaborazione dati e velocità superiori a quelle che hanno i computer che equipaggiano la sonda spaziale partita negli anni 70 e arrivata a superare i confini del sistema solare?
Dimenticavo: oltre a tutte queste cose lo smartphone di cui sopra ti permette di fare ANCHE telefonate.
MA se tu lo chiami solo telefono, lo identificherai come un telefono, sia pure portatile, intelligente, migliore di quello che, a casa, spesso è collegato ad un filo. Quindi, effettivamente, che senso ha pagarlo così tanto?
Nessuno.
Lo stesso vale per tante altre cose: tipo un lavoratore o una lavoratrice.
Se dici: perché dovrei assumere un lavoratore anziano, prossimo alla pensione? Così stai identificando un determinato lavoratore/trice come un soggetto, appunto, anziano, vetusto, sorpassato, che andrà in pensione tra poco tempo, che non può reggere il confronto con un lavoratore giovane, pieno di forza ed entusiasmo e voglia di fare e di imparare. I vecchi per definizione non sono pieni di forza, non hanno entusiasmo e non hanno nessuna voglia di imparare. Anche perché sono vicini a quell’età in cui non si lavora più, ma si va ai giardinetti oppure si accudiscono i nipoti. Se è (se fosse!) davvero così chi te lo fa fare ad assumere un lavoratore vecchio che, tra l’altro costa di più?
Provo a cambiare la prospettiva e gli dò un nome diverso, per esempio lo definisco come “lavoratore esperto”, le cose cambiano.
Quel lavoratore, quella lavoratrice, proverò a definirli diversamente.
Magari provo a definirlo come una persona che ha molta esperienza tecnica di una o più attività diverse, lavoratore che ha sperimentato molte e diverse situazioni, clienti diversi, lavori diversi, colleghi diversi e così via. Una persona/lavoratore che, a causa delle esperienze è più pronto ad adattare il suo comportamento alle diverse situazioni, ha sviluppato competenze soft come l’abilità negoziale, ha voglia di condividere la sua competenza con persone più giovani, è più accomodante.
In questo caso la realtà di fronte a te semplicemente cambia.

