DIAMO UN FUTURO AI GIOVANI?

E magari anche un presente ai loro genitori, che non sono proprio giovani.

Si parla del fatto che qualcuno (Governo, Politica, Sindacato, Società) dovrebbe dare un futuro ai giovani.

Bello; specie quando non fai più parte di quel gruppo.

Peccato però che non si riesca nemmeno a dare un presente a chi il lavoro lo cerca, a chi vorrebbe cambiarlo, a chi, infine, il lavoro non lo ha (più) e non riesce a trovarlo.

Ma le opportunità ci sono e sono molte; basta fare un giro per il centro e vedere quanti bar, ristoranti, negozi di qualsivoglia merce cerchino lavoratori. Certo devono essere giovani, molto giovani, ma anche esperti, molto esperti e devono amare QUEL lavoro, dove non ci sono orari, non ci sono riposi, spesso non ci sono nemmeno i soldi per essere pagati.

E gli altri? Quelli che non sono giovani, esperti, disinteressati agli orari e allo stipendio? Beh, venti ore a settimana le trovi.

Post scritto tanto per scrivere qualcosa, così che l’algoritmo algido si accorga che sono ancora vivo.

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A volte ritorno / Vale ancora la pena parlare di lavoro?

A che punto siamo con il lavoro in questa Italia che ha superato la crisi della pandemia e che sta ancora vivendo una guerra a pochi chilometri di distanza? Cosa significano questi avvenimenti rispetto al lavoro e alla ricerca di lavoro?

Qualcosa, per dirlo tra virgolette, è cambiato. Il mondo del lavoro e, di conseguenza, la stessa ricerca di lavoro sono completamente cambiati in pochi anni. La tendenza era già cominciata, ma ora è al suo massimo. I criteri tradizionali di ricerca sono cambiati, per i lavoratori, certo, ma anche per i datori di lavoro, che non sempre capiscono e si adeguano al mondo nuovo.

Infatti, qualche anno fa, superare una certa soglia di età voleva dire non aver più niente da apportare all’azienda, e rimanere in sostanziale attesa di pensione. Con l’allungamento dell’età lavorativa – fino a 67 – un cinquantenne ha ancora molto da dare.

In questa intervista che ho rilasciato a Tele Pace spiego perché.

Dopo qualche anno di assenza torno a parlare di lavoro.

La mia intervista a Tele Pace

Quali parole per quali competenze?


Si, certo; la comunicazione è – assieme al lavoro di gruppo – la capacità che ogni offerta di lavoro, degna di questo nome non dimentica di chiedere e che bisogna a tutti i costi avere (come dire: sono cool, sono moderno). Continua a leggere

Citazione

LE RISORSE PER CAMBIARE LAVORO — Le idee di Roberta Zantedeschi

Oggi, chi decide di cambiare lavoro, ha a disposizione innumerevoli risorse per prepararsi e non agire a caso. Che non sarà facile ugualmente ma partire attrezzati è utile. E lo è anche mettersi in moto.

via LE RISORSE PER CAMBIARE LAVORO —

CERCARE LAVORO E’ RACCONTARE UNA STORIA


Cercare lavoro è raccontare una storia; la propria storia che ognuno di noi identifica raccontandola dentro di sé, nel momento in cui cerca di capire chi è, cosa vuole, quanto intende investire per arrivare al risultato. 

Quanto siamo capaci di raccontare una storia coinvolgente, che valga la pena di essere ascoltata, che sia significativa e vera?

Nella ricerca del lavoro è importante comunicare chi siamo, far capire cosa sappiamo fare, illustrare quale esperienza abbiamo acquisito, evidenziare come potremmo aiutare il datore di lavoro a risolvere i suoi problemi. E’ questo che davvero facciamo? 

Cercare lavoro è difficile, noioso, frustrante. 

Così, spesso, ci accontentiamo di dire che siamo genericamente capaci, normalmente laureati, banalmente leader o semplicemente comunicativi.

Ma come raccontare la nostra storia attraverso lo schema di un curriculum? Cosa legge il mio interlocutore, cosa percepisce da quello che affermo? Io sono quel che trasmetto? 

Quanto il mio lettore si fida e si ritrova in quello che dico?

Spesso, i cv sono un elenco di scuole frequentate, di ruoli ricoperti, di aziende visitate. Croci infinite su campo bianco.

Definirsi significa avere una precisa immagine di sé ed essere in grado di trasmetterla agli altri.

La comunicazione è un elemento costitutivo della persona; infatti il modo e il senso della comunicazione definiscono la persona, non sono “qualcos’altro”.

Per il lavoratore la comunicazione contribuisce a definire sé stesso; capace, perché sa raccontarsi, sa sviluppare e governare le reti di relazioni attorno sé. 

Farsi ri-conoscere, far conoscere le proprie capacità e risorse, la propria integrità e coerenza di persona e di lavoratore e le proprie capacità: questo è il primo passo di una efficace ricerca di lavoro.

E quanto sei capace di raccontarti ai tuoi interlocutori?

Ti ricordi quando a scuola pensavi di conoscere la materia, ma poi, quando si trattava di argomentarla non ne eri capace? L’impressione di aver compreso un argomento, ma di non essere in grado di spiegarlo, non è essa stessa incomprensione? Se non riesco a spiegarlo significa che non ho capito.

Non aver ben compreso sé stessi significa, sostanzialmente, non essere in grado di raccontarsi e di motivare gli altri a prenderci in considerazione.

Cercare un lavoro significa identificare la storia che abbiamo dentro noi stessi, dotarla di un senso, cercare un pubblico interessato ad ascoltarla, a considerarla e apprezzarla per il suo valore.

Raccontare una storia significa aver qualcosa da dire e saper coinvolgere emotivamente, cioè interessare l’altro che vorrà approfondire.

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Benedetta Rinaldi: una di noi

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Benedetta Rinaldi è la conduttrice di Uno Mattina della RAI, in coppia con Franco di Mare.

O meglio era la conduttrice, perché la RAI non le ha rinnovato il contratto. Cose che càpitano, non c’era nessun obbligo di continuare il rapporto; semplicemente la direzione non ha ritenuto di non andare avanti con lei.

Certo, non è la stessa cosa di un mancato rinnovo del lavoro di un magazziniere o di un’impiegata o di un social manager; diverso anche da uno stage che non vuole diventare un lavoro vero.

O no?

I livelli sono certamente diversi, ma i comportamenti e le reazioni delle persone di fronte alla perdita sono uguali…

Un mancato rinnovo, inaspettato e improvviso, lo stupore, la rabbia e il dispiacere: a quante persone è capitato o capiterà?

Non me l’aspettavo – nessuno mi ha detto nulla – avrei dovuto capirlo – l’ho saputo indirettamente – mi hanno tenuto all’oscuro fino all’ultimo.

La sensazione di essere stati presi in giro, di essere stati usati, che un lavoratore o un altro siano la stessa cosa per l’azienda: le reazioni sono uguali, per una conduttrice famosa e per uno stagista.

Già, perché il lavoro NON è solo uno stipendio.

È la possibilità di progettare la propria vita, è avere la stima di noi stessi e le stima delle persone che ci circondano: familiari, amici, colleghi. Il lavoro è la propria realizzazione, è per questo che le persone si deprimono (ci restano male) quando lo perdono.

La vicenda di Benedetta Rinaldi è una lezione per tutti,  perché ci fa capire che abbiamo le stesse reazioni di fronte alla perdita del lavoro.

E quindi?

Tutti abbiamo dentro noi stessi le risorse per superare le difficoltà e trasformarle in opportunità. Dopo un naturale momento di tristezza o rabbia, dobbiamo prendere in mano la situazione e volgerla a nostro favore; lo dobbiamo a noi stessi. Fosse facile! la negatività inizialmente è più forte della positività, il dolore e la disillusione sembrano essere più forti di tutto il resto.

Però, questo è il momento per capire quali siano le nostre competenze, le nostre motivazioni, le cose che ci piace fare. Possiamo decidere se stare tra quelli che non ce la fanno o quelli che riescono a ripartire.

Paradossalmente perdere il lavoro può diventare il motivo per fare il punto su noi stessi, capire chi siamo e cosa vogliamo essere in futuro,  ma è anche l’occasione per capire chi sono le persone intorno a noi e come ci possono aiutare. 

Analisi e bilancio delle proprie competenze e uso corretto del networking, sono  gli strumenti per una ripartenza, per arrivare in un luogo migliore di quello che abbiamo lasciato.

Da solo io non ne sono capace: persone ed Enti mi hanno aiutato e il risultato è arrivato.

E così il Signor Paolo ha vinto un lavoro

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Complimenti a Paolo! Un altro che ce l’ha fatta! Il lavoro è suo.

Il suo compito non era facile; ultra sessantenne con una (troppo) lunga pausa dall’ultima occupazione, esperienza di medio alto livello nella gestione aziendale, e professionista di qualità. 

Si intuiva una grande professionalità, ma si vedeva una persona stanca .

Demotivato, spaventato, dimesso: quando l’ho incontrato era così; anche il suo biglietto da visita trasmetteva la difficoltà. Ma Paolo è bravo e, come si dice, non ha mai mollato, non si è mai veramente arreso alle difficoltà. Lui è una Porsche vestita da Cinquecento; lo so, l’esempio è banale, ma non casuale, lui sa il perché.

Cos’è successo? Paolo è tornato a essere quello che era e che si era dimenticato di essere: un marketing manager esperto di controllo di gestione. Lo ritroviamo che è diventato Responsabile Commerciale per una bellissima startup che produce robe tecnologiche. 

Adesso è un’altra persona: si vede che sta bene. 

Si, ma come ha fatto? La sua forza è il networking e la voglia d’imparare. Networking per lui significa partecipare a tutti gli eventi formativi gratuiti, a tutti i convegni a tutte le presentazioni nel giro di cento chilometri: lean, big data, personal branding, strumenti per i freelance; anche quello che non gli serviva subito era una scusa per conoscere persone, per farsi conoscere, per scambiare biglietti e per richiamare poi, per presentarsi professionalmente. Così ha costruito un data base dove ha segnato tutti i nomi delle persone e delle aziende conosciute: a scadenze regolari, li chiama, li tiene informati delle sue azioni, chiede se sono interessati a lui e alle cose che sa fare.

E poi una persona che l’ha conosciuto, che Paolo tiene nel data base, incontra un imprenditore, che non sa che fare per trovare un professionista in grado di mettere mano al controllo di gestione di questa azienda – 4 milioni di fatturato che sta crescendo – senza sapere bene come fare e cosa diventare. E quella persona propone: ti faccio conoscere uno bravo, lo puoi vedere e casomai assumere a tempo. Si vedono, si studiano, si mettono reciprocamente alla prova, si piacciono e alla fine firmano il primo contratto, e poi il secondo. E aumentano le responsabilità e le cose da fare. E alla fine il piano di sviluppo dell’azienda lo ha scritto lui.

Paolo si è ritrovato, è come fosse a casa sua. E’ stato bravo. Per me si è trattato solo di dargli una spinta; di ricordargli quanto fosse capace e pieno di vera professionalità e di idee da dare all’azienda e al mondo.

Complimenti, bravo Paolo

 

La lettera di presentazione: il problema di farsi notare

Ma che roba è la  lettera di presentazione, a cosa serve, com’è organizzata e perché scriverla se già mando il curriculum? Cosa devo dire alla persona che la legge? E’ vero che bisogna  scrivere contenuti diversi per posizioni diverse?

La lettera di presentazione è il tuo biglietto da visita, il tuo asso nella manica per dimostrare la validità della tua candidatura, i tuoi punti di forza e gli elementi di contatto tra il tuo profilo professionale, l’azienda e il ruolo specifico per cui ti stai proponendo. E’ quella cosa per cui chi la legge pensa: interessante, voglio approfondire, voglio leggere il cv di questa persona – meglio ancora – vorrei conoscere di persona chi ha scritto!
Ecco perché è importante: ma devi farla in un certo modo. Pensa alla pubblicità che ti ammorba; quando funziona, quando è fatta bene, quando riesce nel suo intento di differenziare un prodotto da un altro, ti fa pensare che, probabilmente, varrà la pena di provarlo il prodotto. Il tuo preciso obiettivo: riuscire ad essere convocato per un colloquio. Per questo devi cercare di puntare su alcuni elementi che possono creare interesse.
La lettera di presentazione è un atto di corteggiamento e seduzione nei confronti dell’azienda; le devi far capire quanto la conosci, quanto ti piacerebbe lavorare per lei e offrirle le tu capacità.

Foto da MegaMarketing

Ecco un esempio:
Dottor ESTI RAZZI

Via Milano, 1 Roma Italia | 06/11.22.33.44 +39 347 111 22 33 | edocodeca@mail.it @ESTIRAZZI Linkedin.com/Estirazzi

29/07/2020

C.a. Dott. Mario Rossi

Spett. Rimba Italia S.p.A.

Via Monte BiancoRossoVerde, 3

Milano

Egregio Dott. Rossi,

Sottopongo alla sua attenzione la mia candidatura in risposta alla vostra ricerca di un profilo HR Recruitment Specialist (rif: EE123) pubblicata sul vostro sito aziendale. 

Ritengo che la mia esperienza attuale e le competenze maturate possano essere in linea con quanto da voi ricercato. In particolare, il coordinamento di progetti strutturati su tutto il territorio nazionale nel ruolo di Recruiter Specialist mi ha consentito di maturare una buona capacità di problem solving nella gestione in autonomia di attività molteplici. I frequenti contatti con aziende nazionali e internazionali, inoltre, mi hanno consentito di migliorare il mio approccio orientandolo fortemente al cliente, e di rendere più mirati i miei sforzi volti a ottenere risultati specifici. 

Conosco bene la vostra azienda, è per questo che sono molto interessato a lavorare per voi, condividendo con una realtà leader di settore come la vostra le competenze professionali acquisite sino ad ora.  

La ringrazio per l’attenzione e rimango a disposizione 

Cordialmente

ESTI RAZZI

Ho vinto un colloquio! E adesso che faccio?

E così, dopo aver spedito centinaia di cv, aver risposto ad offerte e aver spedito lettere di autocandidatura, ti è arrivata la telefonata che ti convoca ad un COLLOQUIO DI CONOSCENZA…

Che fare? Come mi presenterò, cosa racconterò di me, cosa mai mi chiederanno? Sono molti gli elenchi delle domande più ricorrenti, dalle più puntuali alle più spaventose, come “mi parli di lei” oppure “perché dovremmo assumere proprio lei?”; abbiamo preparato un piccolo elenco delle cose da ricordare. Una breve lista di cose che vale la pena di considerare quando ci si prepara ad un colloquio. Si tratta di punti ai quali fare attenzione oppure da preparare prima. Un esempio? Se il selezionatore vi chiedesse di presentarvi in due minuti, cosa vorreste dire? Qualcosa di interessante, di esaustivo e che faccia venir voglia di essere approfondito, così da portare la discussione dove… volete voi.

Di seguito la lista; che ne pensate?

Il mio cv:  quale titolo

La mia stretta di mano

Il mio abbigliamento: formale, elegante, informale?

Lo sguardo: dritto verso l’altro

Come, dove e in che modo sei seduto? Cerca di imitare l’interlocutore

Chi sono i selezionatori?

Chi deciderà della tua assunzione?

Quale sarà la mia posizione e il mio ruolo in azienda? Mi interessa davvero?

Azienda: cosa fa e come si pone sul mercato: è una Startup o è consolidata?

Quale clima in azienda: quali valori, cos’è che conta di più per l’azienda, cosa viene premiato?

Cosa vogliono da te e cosa si aspettano dal tuo ruolo

Con chi lavorerai: i tuoi colleghi e i superiori

Autopresentazione in due minuti: preparati prima e parla di quello che vuoi TU

Cosa faccio e cosa mi piace fare

Cosa ho fatto e come: risultati raggiunti nella professione

I miei punti di forza: sono veramente bravo/a a fare…

I miei punti critici: ma li trasformo in punti di forza!

Esperienze significative che dimostrano la mia leadership, collaborazione, mediazione, accordo, determinazione, ANCHE NON NEL LAVORO.

FAI UN BEL RESPIRO E… BUON COLLOQUIO!

Networking e Ricerca di lavoro