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CERCARE LAVORO E’ RACCONTARE UNA STORIA


Cercare lavoro è raccontare una storia; la propria storia che ognuno di noi identifica raccontandola dentro di sé, nel momento in cui cerca di capire chi è, cosa vuole, quanto intende investire per arrivare al risultato. 

Quanto siamo capaci di raccontare una storia coinvolgente, che valga la pena di essere ascoltata, che sia significativa e vera?

Nella ricerca del lavoro è importante comunicare chi siamo, far capire cosa sappiamo fare, illustrare quale esperienza abbiamo acquisito, evidenziare come potremmo aiutare il datore di lavoro a risolvere i suoi problemi. E’ questo che davvero facciamo? 

Cercare lavoro è difficile, noioso, frustrante. 

Così, spesso, ci accontentiamo di dire che siamo genericamente capaci, normalmente laureati, banalmente leader o semplicemente comunicativi.

Ma come raccontare la nostra storia attraverso lo schema di un curriculum? Cosa legge il mio interlocutore, cosa percepisce da quello che affermo? Io sono quel che trasmetto? 

Quanto il mio lettore si fida e si ritrova in quello che dico?

Spesso, i cv sono un elenco di scuole frequentate, di ruoli ricoperti, di aziende visitate. Croci infinite su campo bianco.

Definirsi significa avere una precisa immagine di sé ed essere in grado di trasmetterla agli altri.

La comunicazione è un elemento costitutivo della persona; infatti il modo e il senso della comunicazione definiscono la persona, non sono “qualcos’altro”.

Per il lavoratore la comunicazione contribuisce a definire sé stesso; capace, perché sa raccontarsi, sa sviluppare e governare le reti di relazioni attorno sé. 

Farsi ri-conoscere, far conoscere le proprie capacità e risorse, la propria integrità e coerenza di persona e di lavoratore e le proprie capacità: questo è il primo passo di una efficace ricerca di lavoro.

E quanto sei capace di raccontarti ai tuoi interlocutori?

Ti ricordi quando a scuola pensavi di conoscere la materia, ma poi, quando si trattava di argomentarla non ne eri capace? L’impressione di aver compreso un argomento, ma di non essere in grado di spiegarlo, non è essa stessa incomprensione? Se non riesco a spiegarlo significa che non ho capito.

Non aver ben compreso sé stessi significa, sostanzialmente, non essere in grado di raccontarsi e di motivare gli altri a prenderci in considerazione.

Cercare un lavoro significa identificare la storia che abbiamo dentro noi stessi, dotarla di un senso, cercare un pubblico interessato ad ascoltarla, a considerarla e apprezzarla per il suo valore.

Raccontare una storia significa aver qualcosa da dire e saper coinvolgere emotivamente, cioè interessare l’altro che vorrà approfondire.

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HAI PAURA DEL COLLOQUIO DI LAVORO?

Da un suggerimento Alyse Kalish su @dailymuse

La notte prima del colloquio di lavoro è come la famosa notte prima degli esami: quali sono le cose che ci fanno più paura?

Il colloquio è una fase importante nella nostra ricerca di lavoro: è il momento in cui abbiamo le maggiori possibilità di farci conoscere e di conoscere l’azienda e la posizione che potremmo ricoprire. Non è facile conquistarsi un colloquio.

Per questo molti di noi sono preoccupati di usare la frase sbagliata, pensando che basti una sola espressione a rovinare tutto. Altri, invece, hanno paura di non riuscire a dire quella cosa che li descriverebbe nel modo giusto. Ancora, qualcun altro teme di dimenticare tutto non appena si siederà di fronte all’interlocutore.

Comunque: alzi la mano chi non ha paura del colloquio di lavoro!

Certamente è sbagliato affrontare un momento della propria ricerca o del proprio miglioramento professionale come se fosse un esame di scuola, ma, spesso, ci sentiamo così; tanto vale, accettare di aver fifa e prepararci di conseguenza.

Quali sono le paure delle persone che si presentano al colloquio? Come si possono affrontare? Come superarle?

The Muse, sito specializzato in tips and tricks per cercatori di lavoro, ha portato a termine un piccolo sondaggio – certo senza un vero valore statistico – che ci dà un’idea di quali possano essere le paure più grandi che avvertono le persone che si apprestano a fare un colloquio lavorativo. Magari ci sono anche le nostre? @dailymuse. Real talk: Le interviste di lavoro possono essere snervanti. Quali sono le vostre più grandi paure? 4:25 PM – 19 Oct 2016

36% Trovare rapidamente le risposte giuste.

5% Vestire in modo adeguato.

52% Non sapere cosa dire.

7% Dimenticare cose importanti.

Al sondaggio via Twitter hanno risposto in 157 persone. La maggior parte di queste, manifesta il timore di non sapere cosa dire: capita con le DOMANDE KILLER, quando, per esempio, l’intervistatore chiede: Mi parli un po’ di lei…

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AAAAARRRRGGGGHHHHHH

L’importante è farsi trovare pronti.

Prenditi il tempo di pensare quando senti una domanda killer. Lo sai cosa dire, probabilmente devi solo riordinare le idee; oppure hai paura di dire cose poco importanti o che ti mettono in cattiva luce.

Perciò se c’è una domanda alla quale non sai come rispondere, prenditi il tempo per pensarci. All’inizio i selezionatori non si aspettano le “risposte giuste”, vogliono solo capire come ti atteggi.

Infine, fai un respiro profondo e vai tranquillo. Il colloquio è solo un piccolo passo nella tua grande ricerca di un lavoro e non devi arrivarci impreparato.

Essere nervoso è normale. Qual è il miglior trucco per cavarsela al meglio? Essere sempre preparati, così non dovrai preoccuparti della risposta giusta

E qual è la risposta giusta? Partiamo prima dalle domande!

Ecco le 30 DOMANDE KILLER più comuni in una intervista di lavoro

  1. Mi dica qualcosa di sé.
  2. Che cosa sa della posizione?
  3. Che cosa sa di quest’azienda?
  4. Perché vuole questo lavoro?
  5. Perché dovremmo assumerla?
  6. Quali sono i suoi punti di forza professionali?
  7. Quali sono i suoi punti deboli?
  8. Qual è il suo obiettivo professionale più grande?
  9. Mi dica qual è stato la sua più grande sfida o il conflitto con il quale si è confrontato e come l’ha risolto.
  10. Dove si vede tra cinque anni?
  11. Qual è il suo sogno professionale?
  12. Sta facendo colloqui con altre aziende?
  13. Perché lascia il suo lavoro attuale?
  14. Perché è stato licenziato?
  15. Che cosa cerca in una nuova posizione?
  16. Che tipo di ambiente professionale preferisce?
  17. Qual è il suo stile di management?
  18. Quando ha esercitato la sua leadership?
  19. Come si è comportato quando non si è trovato d’accordo con una decisione presa dal suo capo?
  20. Come vorrebbe essere descritto dal suo superiore e dai suoi colleghi?
  21. Perché c’è un buco nella sua storia lavorativa?
  22. Mi spiega perché ha cambiato i suoi percorsi di carriera?
  23. Come affronta la pressione o le situazioni stressanti?
  24. Come vorrebbe che fossero i suoi primi 30, 60, 90 giorni nel nuovo ruolo?
  25. Quali sono i suoi interessi extra lavorativi?
  26. Se lei fosse un animale, quale vorrebbe essere?
  27. Quante palle da tennis potrebbero stare in una limousine?
  28. Ha pensato di avere figli?
  29. Pensa che quest’azienda potrebbe fare meglio o diversamente le cose che fa?
  30. Ha qualche domanda che vorrebbe fare?
Immagine tratta dal blog di Arduino Mancini tibimail

Immagine tratta dal blog di Arduino Mancini tibimail

Il vero consiglio è di prevedere le domande e prepararsi le risposte giuste; così da non rimanere troppo sorpresi e riuscire a cavarsela al meglio. Un colloquio è un momento importante della ricerca di un nuovo lavoro.

Colloqui? Nella tua ricerca ce ne saranno molti: un buon allenamento ci permetterà di vincere la gara.

Mamma ho perso il lavoro! Embè? Atto secondo

ORMAI E’ FATTA! SEI… FUORI.

coverPaola Pesatori, è vice presidente di Unbreakfast: “E’ importante superare bene il momento della perdita del lavoro, ma lo è altrettanto darsi da fare per trovare utili informazioni su come ripartire verso una migliore conoscenza di se stessi”. Obiettivo: ritrovare il miglior lavoro possibile.

 

  • E ADESSO?  ESCI NEL MODO MIGLIORE!

Dare un calcio nelle palle al tuo (ex) capo? Bruciare la scrivania? Non è il caso: un attimo di piacere e molti mesi per pentirsene. Piuttosto, studia le mosse da fare.

  • Preparati psicologicamente.
  • Elabora una strategia per negoziare al meglio: i soldi e il tempo che ti sono dati prima di uscire.
  • Non firmare nulla subito.
  • Valuta se rivolgerti a un avvocato.
  • Fatti pagare il TFR con la tassazione agevolata.
  • Chiedi di essere aiutato con un percorso di outplacement.
  • Conserva l’autostima.
  • Non farti prendere da vergogna e sensi di colpa: serve a niente.
  • Devi reagire, datti una mossa!
  • Trova il modo per dirlo in famiglia.
  • HO DAVVERO PERSO IL LAVORO

Ebbene sì! Puoi evitare di mettere tutti i giorni la giacca o il tailleur di ordinanza. Se non altro stai comodo. E ragiona.

  • Non sei il solo/ la sola: purtroppo questi sono anni così. Ma tu hai moglie/marito/figli/genitori/amici che ti saranno davvero vicini, ti renderai conto di quanto sono importanti per te.
  • Hai un network personale: stila un elenco di tutte le persone che conosci, ma non chiedere loro un lavoro; metteresti te stesso/a e loro in imbarazzo. Invece, fatti dare referenze o suggerimenti veramente utili.
  • Cerca corsi di formazione, eventi, convegni vicini ai tuoi interessi: molti sono gratis e di qualità.
  • Il settore Pubblico aiuta: le Provincie hanno la titolarità sul lavoro, ma cerca anche in Regione o in Comune, per informazioni su liste, formazione, percorsi utili.
  • MI RIMETTO IN GIOCO

Organizzati per tornare in pista alla grande

  • A testa alta: un nuovo inizio è importante. Non stare fermo.
  • Tu sei una grande risorsa, non sei un/una disoccupato: fai volontariato, aiuta qualcuno!
  • Rimettersi in gioco e cercare il lavoro è… un lavoro duro!
  • Valuta le tue competenze: quanto sei bravo/a a fare le cose?
  • I professionisti del cambiamento: coach e counselor, seleziona quelli utili e… usali!
  • Formazione: quali sono le competenze e le informazioni che ti mancano?
  • Outplacement: la tua (ex) azienda (#sempresialodata) lo prevede? Potrebbe essere gratis.
  • Il curriculum: da quanto tempo non lo rinnovi?
  • Il colloquio: più ne fai e più diventi esperto. Bisogna conquistarlo!
  • Le società di selezione: per loro sei un valore. Cerca quelle giuste.
  • La risorsa del social network: ti dico solo una cosa LINKEDIN. Se non ci sei non esisti.
  • Unbreakfast: è una grande associazione, veramente etica, non profit e professionale. I suoi membri sono animati dal sincero desiderio di condividere, partecipare, aggiornarsi, pensare positivo e rimettersi in gioco. Ottima per fare rete e scambiare informazioni. Un unico neo: è a Milano.
  • Darsi i tempi giusti: non credo che dopo aver letto questo post troverai il lavoro. Se non fosse così… fammi sapere!
  • I sogni nel cassetto: sembrerà strano, ma è proprio questo il momento di pensarci. Chissà che un tuo vecchio sogno rimandato, non possa essere messo in pratica e diventare una nuova attività.

Da un evento traumatico può scatenarsi la giusta energia che ti permette di cambiare in meglio la tua vita. Provarci con metodo è un obbligo!

bigbangesplosionelavoro

il Big Bang della perdita con le fasi che si vivono e l’approdo possibile PRIMA di trovare la tua strada.

 

 

 

Quanto costa un kg del tuo cervello?

Lo sapevi?

Tra pochi anni robot intelligenti sostituiranno i lavoratori alle prese con attività ripetitive, noiose, non creative come segreterie telefoniche, raccoglitori di ordini di clienti, distributori di medicinali in ospedali e nelle case di riposo.

Centralinisti, commessi, operatori sanitari, perfino giornalisti, sono pronti a sparire se non sapranno cambiare.

Già oggi, però, macchine stupide, come un proiettore di diapositive o un computer, valgono più delle persone.

In che senso?

Nel senso che le macchine stupide sono pagate di più.

Per un banale corso di formazione un consulente (bravo, bravissimo, scarso, infame fa lo stesso) può arrivare ad essere pagato ANCHE 25 o 30 Euro orarie (lorde).

Viceversa il proiettore di cui sopra e tutto il resto, si noleggiano per 40 €.
Ergo si dimostra che le macchine (stupide) valgono di più di una persona che fa il consulente (bravo, bravissimo, scarso, infame, fa lo stesso).

C.V.D.

Stralci di lettere vere. 

Qui informano che… Ti pagano di meno!

E questa è la proposta commerciale per i computer e proiettore

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Il budget di 35 Euri, ma per un sopralluogo qualcosa ti danno…

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E qui sotto ti ricordano che devi ANCHE preparare slide e test… Per quella cifra

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UP40! Abbiamo partiti! ;-))

Venerdì 23 settembre UP40! si è presentata alla città di Verona!

Risultato? Grande grande grande! Siamo felici dell’interesse suscitato. Il primo progetto è dedicato a lavoratori in Cassa Integrazione o in Mobilità che vogliono rientrare alla grande al lavoro! A nostra volta noi stiamo lavorando per ottenere un finanziamento dalla Regione Veneto.

Tra poche settimane partirà il primo percorso e così aiuteremo diversi lavoratori a RI trovare le motivazioni, a RI trovare la speranza, a RI trovare il MIGLIOR LAVORO POSSIBILE!

 

Un momento della presentazione.

Un momento della presentazione.

UNBREAKFAST NON FARE SOLO COLAZIONE!

Cos’è? Si tratta di una bellissima realtà che aiuta le persone che hanno perso il loro lavoro ma che vogliono trovarne un altro. E’ una associazione di Milano che opera da diversi anni, con la caratteristica di far incontrare gli associati… Al bar!
Una volta la settimana ci si trova in un certo posto, si fa colazione e si fa il punto.
Chi sta cercando lavoro e cosa fa, chi lo ha appena perduto e viene accolto, chi ha bisogno di percorsi di formazione e chi li regala all’associazione, permettendo ai colleghi di saperne di più su determinati argomenti.
In più, circa una serata al mese la si trascorre con esperti di ricerca lavoro, di internet, di pensioni. Non si stacca mai!
E così, tra una discussione, un corso di aggiornamento e uno scambio di email, le persone si danno da fare e trovano un nuovo lavoro.

Dimenticavo, UP40! è amica di UNBREAKFAST

http://www.unbreakfast.it/home.htm

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Cassintegrato o Mobile? Lavoratore io ti cerco!

Lavoratori che vogliono rientrare. E lavorare.

Persone che non si danno per vinte.

Hai solo cinquant’anni? Riprenditi la vita: lavora bene!

Troviamo assieme il miglior lavoro possibile per noi!

Non ci rottama nessuno!
UP40! ci aiuta a ritrovare il nostro lavoro.

Test per valutarsi come animatore di gruppo

Il test comprende dodici domande. Ciascuna di queste domande riguarda una situazione precisa e propone tre risposte.

Sta a voi collocarvi nel tipo di risposta che corrisponde meglio al vostro comportamento.

Le situazioni reali sono di solito più complicate di quelle descritte nel test.

Lo scopo della prova è di permettere di rendere esplicite alcune tendenze personali. Ad ogni modo non si tratta di fare un quadro delle cose migliori, ma di conoscere meglio noi stessi.

Chi fosse interessato all’utilizzo può chiedere copia gratuita in formato word.

ISTRUZIONI

Contrassegnare con una X una affermazione per ogni situazione, scegliendo fra ciascuna delle tre alternative quella che meglio descrive il tuo comportamento attuale.Riporta nella tabella le risposte date.

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TOTALE PER OGNI RIGA

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Riporta la descrizione dei risultati ottenuti

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1) Prima di una riunione ho la tendenza:

a)    a preparare tutto e a prevedere tutto fino nei minimi dettagli;

b)   a preparare un quadro generale di incontro;

c)    a contare prima di tutto sul gruppo.

2) All’inizio di una riunione ho la tendenza:

a)    ad indicare al gruppo il procedimento che sarebbe bene seguire;

b)   a proporre parecchi procedimenti alla discussione e alla scelta del gruppo;

c)    ad affidarmi al gruppo perché trovi lui stesso il procedimento da seguire.

3) Di fronte a idee fermamente opposte alle mie ho la tendenza:

a)    ad attenermi alle mie idee in modo deciso e a volte aggressivo o appassionato;

b)   a continuare a discutere per approfondire i punti di vista di ognuno;

c)    a lasciare ad ognuno la propria libertà.

4) Quando qualcuno critica direttamente ciò che dico o faccio, ho la tendenza:

a)    a cercare di persuaderlo che ho ragione;

b)   a porgli delle domande o a rimandare la questione a tutto il gruppo per precisare;

c)    a lasciare dire, poi a passare ad un altro argomento.

5) Quando il gruppo prende una direzione differente da quella decisa all’inizio dall’insieme del gruppo, ho tendenza:

a)    a riportare rapidamente e fermamente il gruppo al procedimento previsto senza discussione;

b)   a ricordare al gruppo le sue prime scelte perché si reinquadri;

c)    a confidare nel gruppo senza intervenire.

6) In un gruppo, ho abitualmente la tendenza:

a)    a dire ciò che penso fin dall’inizio, indipendentemente da ciò che pensano gli altri;

b)   ad attendere il momento più favorevole per l’andamento del gruppo, tenendo conto delle mie idee e di quelle espresse dagli altri;

c)    ad esprimermi come capita, secondo l’umore del momento.

7) In una riunione, ho la tendenza a considerare un conflitto come:

a)    un brutto momento, da superare il più presto possibile richiamando con fermezza il gruppo all’ordine;

b)   una reazione normale di gruppo, che bisogna vivere senza eluderla, anche se affettivamente è duro;

c)    qualche cosa che si aggiusterà da sé.

8) Di fronte ad un componente del gruppo che resta silenzioso, ho la tendenza:

a)    a interpellarlo direttamente perché parli e il gruppo possa sapere finalmente ciò che pensa;

b)   a stare attento per farlo intervenire al momento opportuno, ma senza forzare;

c)    a rispettare il suo silenzio, senza accordargli una particolare attenzione.

9) Per conoscere il pensiero del gruppo su di un argomento, ho la tendenza:

a)    a utilizzare spesso il giro di tavolo, in cui ognuno può e deve esprimersi;

b)   a rilanciare la domanda in diversi modi ai vari membri del gruppo;

c)    a lasciare la parola a quelli che hanno più facilità di esprimersi, dando per scontato che ognuno può esprimersi se lo desidera.

10) Nella ricerca degli scopi, punto innanzitutto:

a)    sul senso di responsabilità dell’animatore, poiché è lui il principale responsabile;

b)   sul senso di responsabilità di ogni membro del gruppo, anche se ci vuole del tempo prima che ciascuno si senta responsabile del gruppo;

c)    sul senso di responsabilità dei capi naturali del gruppo, che gli altri finiscono sempre per seguire.

11) Percepisco la verifica come:

a)    un momento difficile da non prolungare troppo, poiché deve incentrarsi unicamente sui risultati oggettivi raggiunti dal gruppo;

b)   un momento difficile, possibilmente arricchente, che deve incentrarsi contemporaneamente sui risultati raggiunti e sul funzionamento interno del gruppo;

c)    un momento di cui non vedo molto l’utilità.

12) Se l’esigenza del gruppo sfocia in risultati differenti da quelli che ho previsto, ho la tendenza a dirmi:

a)    è un fallimento;

b)   ciò corrisponde forse meglio ai veri bisogni del gruppo;

c)    peccato, ma è così.

Se aveteDa 10 a 12 risposte a: attenzione, dannoso autoritarismo.Da 6 a 9 risposte a: sorvegliate bene le vostre tendenze profonde a voler guidare tutto.

Da 1 a 5 risposte a: qualche tendenza autoritaria da sorvegliare.

Da 10 a 12 risposte b: animatore democratico ideale (ne siete sicuri?).

Da 6 a 9 risposte b: avete in mano buone carte per animare democraticamente e proficuamente un gruppo.

Da 1 a 5 risposte b: ancora parecchio cammino da fare per animare in modo democratico.

Da 10 a 12 risposte c: siete in pieno lasciar fare e non rispettate il vostro ruolo da animatore.

Da 6 a 9 risposte c: avete forti tendenze a lasciar andare le cose come vanno.

Da 1 a 5 risposte c: da sorvegliare alcune tendenze al lasciar correre.

Osservare un gruppo in formazione.

Proponiamo alcune considerazione relative l’osservazione di un gruppo di persone in formazione. Cosa deve osservare un tutor? Quali sono gli elementi importanti da tenere sotto controllo? Le slides seguenti provano a dare alcune risposte…

Considerazioni su formazione e apprendimento degli adulti