DUE O TRE COSE SUL LAVORO

SCRIVO alcune cose che potrebbero essere utili per conoscermi un po’. A dire il vero si capisce che si tratta di cose di qualche mese fa: il Reddito di Cittadinanza è morto anche se non ancora sepolto, ma ha davvero poco da dire, piaccia o non piaccia. Per il resto le cose sono rimaste come erano; aggiungerei solo che, in questi mesi, ho visto che tra i più strenui nemici del RdC ci sono proprio le persone che avevano un RdC.

Che strano, vero? Lo è anche per me, ma hanno votato un governo che aveva detto che avrebbe eliminato il RdC, queste persone sono d’accordo perché “non se ne può più di vedere giovani che stanno sul divano a prendere soldi”.

Trovano solo strano il fatto che lo abbiano tolto anche a loro.

Comunque: mi sono occupato di formazione del personale per gran parte della mia vita professionale e vorrei continuare a farlo; per me la formazione serve o serviva a far capire alle persone dove stanno, cosa stanno facendo, perché lo stanno facendo. In poche parole serve a far capire il senso delle cose che si fanno; specie al lavoro. 

Tutto il resto, assolutamente rispettabile, è insegnare, istruire, spiegare cosa si deve fare. Nella mia vita mi sono occupato anche di questo, anche se mi interessava meno, perché sono un libero professionista o free lance e, quando capita, si fanno anche cose che piacciono meno. 

Ho lavorato con piacere e divertimento in tutta Italia, una volta anche all’estero: San Marino!, quindi posso dire di essere internazionale.

Da alcuni anni mi interesso e lavoro nel campo del supporto alle persone che cercano lavoro. Qui ho incontrato e incontro situazioni davvero interessanti e particolari. Posso dire che le cose non sono quasi mai come le si legge sui giornali o si vedono nei tiggì. 

Le persone, di solito, hanno il piacere di lavorare, ma vogliono essere pagate, e pagate bene. 

Poi vogliono essere prese in considerazione, ascoltate, valorizzate per il poco o tanto che sanno fare. Quindi la barzelletta dei giovanichepreferisconostaresuldivano piuttosto che lavorare, oltre a non far ridere non è vera. Si tratta di persone che non sono poi così giovani, vorrebbero lavorare, ma nessuno li assume: o perché sono troppo vecchi, o perché devono imparare o perché devono occuparsi di figli, mariti, mogli, genitori che diversamente non avrebbero nessuno. Quindi sono disponibili, ma ad orari che non si conciliano con le richieste delle aziende. 

Ah le aziende! A veder le offerte che pubblicano si direbbe che non sanno esattamente cosa stanno cercando: di solito un giovane, con anni di esperienza, che sappia già cosa fare in quel contesto e che si accontenti di uno stipendio da stagista, meglio se in nero.

Poi vogliono che abiti dentro la stessa azienda, dovesse mai capitare che arrivino in ritardo o debbano tornare a casa loro. 

C’è una speranza alla fine? Si.

Più che una speranza è una certezza: se sei determinato il tuo lavoro lo trovi. 

Se hai una professionalità sei ancora più fortunato: qualcuno che apprezza quello che sai fare lo troverai. 

Ma la caratteristica davvero vincente è quella che ho detto: determinazione. Che fa rima con rompiscatole, che non molla mai, che cerca continuamente e che non si fa troppo demotivare dai NO che riceve. 

Infine ho capito che se le persone, tutte, non cambiano la vecchia mentalità per qualcosa di nuovo, se si continua a pensare che studiare sia tempo perso e che “si è sempre fatto così, perché cambiare?”, non si andrà da nessuna parte, anzi si va verso la parte dei perdenti; quelli che la Storia schiva e pensando che qualcuno ce l’aveva con noi o che siamo stati sfortunati. 

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