Eh sì, sempre le stesse parole. Qualcuno, mentre lavora si fa del male o, peggio, muore, e tutti a ripetere la litania.
In pochi giorni in Lombardia – ma poteva essere ovunque in Italia – alcune persone sono morte mentre stavano lavorando. In un caso erano lavoratori esperti; in un altro si è trattato di un giovane che è morto sotto gli occhi del padre, che lo seguiva. Tutti superficiali? Hanno tutti sbagliato qualcosa? Nessuno ha seguito le norme (che ci sono)?
Perché ogni volta devo/dobbiamo sentire gli stessi commenti da parte di giornalisti, sindacalisti, datori di lavoro, eccetera?
- “Si deve investire di più nella sicurezza”,
- “La crisi ha abbassato la percezione del pericolo nelle aziende”,
- “Non si fa abbastanza per la sicurezza”…
Non è che si fa troppo, ma lo si fa male? Ha senso proclamare una manifestazione di piazza? Mobilitarsi per un giorno? Promuovere un dibattito a caldo? Per cosa? Per sensibilizzare chi?
Risposte non ne ho. Ma ho l’impressione che ci sia qualcosa di sbagliato, qualcosa che non funziona. Ho paura che le cose cambieranno troppo poco e con grande difficoltà. E penso – spero non sia irrispettoso – a un qualsiasi telefilm americano, dove, se il protagonista deve anche solo dipingere una porta di legno, indossa gli occhiali protettivi, i guanti e un grembiule adatto.
Che sia un problema di CULTURA? Forse si intende la formazione alla sicurezza, solo come un elenco descrittivo e noioso delle cose da fare e di quelle da non fare? Formazione alla sicurezza significa dire quali sono i dispositivi adeguati? Qualcuno ha mai misurato il cambiamento di comportamento delle persone DOPO un corso di formazione? La percezione del rischio, pensare intimamente che “tanto a me non può succedere, perché io sono esperto”, qualcuno l’ha mai considerata? Forse, fino a quando la sicurezza sul lavoro sarà considerata un costo per le aziende e un intralcio per i lavoratori, cambiamenti non ne vedremo. E sentiremo gli stessi commenti e le solite prediche.