Archivi tag: lavoro

Cedo Cane perché morto: forse ti hanno già licenziato!

Possiamo anche riderci un po’ su…

Ma attenzione a cogliere i segnali deboli!

Cedo Cane perché morto: di Catone & Lorentz | Linus.

Il colloquio di lavoro: fantasia, ma non esagerare…

Tre donne (non tre veline) e il futuro (nostro)

Lavoreremo in modo migliore? Comincerà a contare qualcosa il merito? Aumenteranno le possibilità di trovare un buon lavoro? Saremo pagati (meglio) per quello che facciamo?

Susanna Camusso è segretario generale della CGIL.

Emma Marcegaglia è presidente di Confindustria.

Elisa Fornero è ministro del Lavoro.

Saranno loro, nei prossimi mesi le principali protagoniste del cambiamento del mondo del lavoro italiano.

Serie, competenti, appassionate.

Tre donne hanno in mano il futuro del lavoro in Italia.

E’ per questo che sono ottimista.

Fornero, Camusso, Marcegaglia

Se non ora quando? Che sia adesso?

Non UN lavoro, ma  UN BUON lavoro…

Intervista al Ministro Fornero

Scusate se copio un’intervista, ma ne vale la pena.

E’ apparsa sul Corriere di domenica 18 dicembre, l’intervista alla nuova Ministro del Lavoro: dice delle cose interessanti davvero.

ROMA – Adesso che la riforma delle pensioni è passata alla Camera e nessuno dubita che passerà al Senato, si possono tirare le somme con il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, economista, torinese, 63 anni, che mai avrebbe pensato, fino alla chiamata nel governo Monti, di essere protagonista della riforma della previdenza più dura nella storia d’Italia.

Elsa ForneroElsa Fornero

Ministro, non ha usato la mano troppo pesante? Non poteva fare una riforma un po’ più graduale? 
«Noi, col decreto “salva Italia” ci siamo trovati in emergenza. Nei decenni passati erano state fatte riforme tutto sommato buone, ma è come se le avessimo accantonate proprio perché eccessivamente graduali. Questa volta la riforma non poteva che essere forte. La priorità è stata quella di mandare un segnale deciso all’Europa sulla nostra capacità di riequilibrare il sistema secondo equità intergenerazionale».
Lei aveva promesso equità anche sul fronte dei privilegi. Che cosa è riuscita a fare? 
«Intanto siamo intervenuti sui regimi speciali (elettrici, telefonici, trasporti, dirigenti d’azienda, ndr), attraverso un contributo di solidarietà. Inoltre, per i lavoratori autonomi, che godevano di pensioni generose in rapporto ai contributi versati, abbiamo previsto un aumento graduale degli stessi fino al 24%. Infine c’è l’inasprimento del contributo di solidarietà sulle pensioni sopra i 200 mila euro, che io avrei voluto più alto del 15%».

E per categorie come i militari e i magistrati? 
«Per questi c’è un rinvio, ma solo per approfondire le specificità dei loro ordinamenti. Nessuno si illuda che non interverremo. Stessa cosa per le casse dei professionisti. Lo so che qui dentro c’è buona parte della classe dirigente, ma sicuramente procederemo».

(…)

Ma con questa crisi, anche occupazionale, ha senso tenere le persone al lavoro, in prospettiva, fino a 70 anni?
«Siamo tutti concentrati sulla contingenza, ma questa è una riforma strutturale. Per funzionare ha bisogno di un sistema in crescita. Non ci possiamo permettere la stagnazione e tantomeno la recessione. Il punto è: il lavoro è ciò che ti dà la pensione. Un buon lavoro ti dà una buona pensione. Il messaggio è: non vi stiamo tagliando la pensione – al netto del blocco della perequazione dovuto all’impegno al pareggio di bilancio nel 2013 – ma vi stiamo chiedendo di lavorare di più, perché questo vi premia».

Lei crede che le imprese terranno le persone fino a 70 anni? 
«Qui tocchiamo una anomalia del nostro sistema. La previdenza è stata troppo spesso un ammortizzatore sociale, per cui tutte le riorganizzazioni d’impresa sfociano in prepensionamenti. Accade perché se guardiamo alla curva delle retribuzioni, lo stipendio sale con l’anzianità mentre in altri Paesi cresce con la produttività e quindi fino all’età della maturità professionale ma poi scende nella fase finale, perché il lavoratore anziano è di regola meno produttivo. Da noi non è così e questo fa sì che le aziende risolvano il problema mandando i dipendenti più anziani e costosi in prepensionamento. Anche i lavoratori hanno la loro convenienza con la pensione anticipata. E lo Stato copre questo patto implicito tra aziende e lavoratori anziani a scapito dei giovani. Se vogliamo fare la riforma del ciclo di vita, è proprio per rompere questo patto: non ce lo possiamo più permettere».

Ma come può il governo intervenire sulla dinamica retributiva, materia della contrattazione? Eppoi, gli stipendi sono già bassi… 
«La riforma delle pensioni deve accompagnarsi a quella del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali e, anche se non è di mia competenza, della formazione. Sono tutti aspetti di un disegno di riforma del ciclo di vita. Certo che la contrattazione è materia tra le parti. Ma noi vogliamo presentare ad esse le nostre analisi e spingerle non a ridurre i salari, ma a riflettere sulla necessità di avvicinarli il più possibile alla produttività».

La trattativa sul mercato del lavoro comincerà entro il 31 dicembre? 
«Forse non ce la faremo, perché vorrei presentarmi alle parti con delle analisi approfondite sulle diverse questioni».

(…)

Il 40% dei disoccupati ha meno di 30 anni e chi lavora, ha quasi sempre contratti precari. 
«Giovani e donne sono i più penalizzati perché la via italiana alla flessibilità ha riguardato solo loro, risparmiando i lavoratori più anziani e garantiti. Sono rimasta molto colpita nel sentire i pensionati che si lamentano perché devono mantenere anche i nipoti. Questo è un ciclo perverso. Non è possibile che la pensione di un nonno debba mantenere dei giovani né che questi si adagino su una prospettiva di vita bassa».

Come se ne esce? 
«Penso che un ciclo di vita che funzioni è quello che permetta ai giovani di entrare nel mercato del lavoro con un contratto vero, non precario. Ma un contratto che riconosca che sei all’inizio della vita lavorativa e quindi hai bisogno di formazione, e dove parti con una retribuzione bassa che poi salirà in relazione alla produttività. Insomma, io vedrei bene un contratto unico, che includa le persone oggi escluse e che però forse non tuteli più al 100% il solito segmento iperprotetto».

I sindacati non ci stanno a toccare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. 
«Sono abbastanza anziana per ricordare quello che disse una volta il leader della Cgil, Luciano Lama: “Non voglio vincere contro mia figlia”. Noi, purtroppo, in un certo senso abbiamo vinto contro i nostri figli. Ora non voglio dire che ci sia una ricetta unica precostituita, ma anche che non ci sono totem e quindi invito i sindacati a fare discussioni intellettualmente oneste e aperte».

Monti ha detto che le nuove regole si applicheranno solo ai futuri assunti. 
«Certamente penso ci voglia maggiore gradualità nell’introduzione delle nuove regole rispetto a quanto abbiamo fatto sulle pensioni».

Oltre ai giovani, le donne sono molto penalizzate. 
«Sono anche ministro delle Pari opportunità, che non considero figlie di un dio minore. Sulle donne bisogna invertire la logica delle compensazioni. Non vogliamo queste, ma la parità. Quando sento dire “io lavoro molto e poi devo anche occuparmi di mio marito e della casa” dico che le famiglie condividono ancora troppo poco i lavori di cura».

Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, dice che una manovra come la vostra poteva farla anche suo zio che non sa nulla di economia. 
«Lascio a Bonanni il suo giudizio. Vorrei invitarlo a discutere delle cose che stanno in questa manovra e penso di avere la presunzione di poterlo convincere che l’equità c’è, magari non quanto lui vuole, e il rigore c’è, e non ne potevamo fare a meno, pena la messa a rischio dei risparmi degli italiani e il non pagamento delle tredicesime».

Ha avuto tempo di occuparsi anche della sicurezza del lavoro? In Italia ci sono ancora troppe morti bianche. 
«Non ci può essere tolleranza soprattutto in una fase di crisi dove magari qualcuno può pensare che è meglio un lavoro anche non sicuro che niente. Agli ispettori del ministero ho detto che devono andare nelle imprese come amici e collaboratori ma anche con intransigenza piena».

Le sue lacrime sulla perequazione delle pensioni hanno fatto discutere. 
«È stata una commozione dovuta alla tensione. Può sembrare che io sia una donna dura, ma non è così. È successo che quando dovevo dire la parola sacrifici mi si è soffocata in gola, anche perché in quel momento ho pensato ai miei genitori, che di sacrifici ne hanno fatto molti».

Enrico Marro

TROVARE LAVORO CON I SOCIAL NETWORK?

(BEL POST COPIATO DA FLORIANA GIAMBARRESI su http://www.onewb20.it)

Trovare un lavoro tramite un social network, oggi, è possibile. Almeno negli Stati Uniti, ove circa 22 milioni di utenti hanno utilizzato FacebookLinkedIn eTwitter per cercare un impiego nel 2011 e una persona su sei, ovvero circa il 15% di loro, afferma di averlo trovato proprio in questo modo.

È quanto emerge da una recente ricerca condotta da Jobvite, una piattaforma statunitense che fornisce servizi utili alle assunzioni online. Emergono interessanti dati dall’indagine in questione: oltre la metà di chi cerca lavoro (il 54%) utilizza FacebookLinkedIn e Twitter come canale e l’86% di chi alla ricerca di un impiego è iscritto a un social network. Facebook non è solo la piattaforma sociale con più iscritti a livello globale ma anche la più utilizzata tra le fonti per cercare lavoro e si è rivelata utile per 18,4 milioni di americani, mentre oltre 10 milioni hanno citato LinkedIn e 8 milioni Twitter.

Il 41% di chi ha cercato lavoro nel 2011 è “super sociale“, ovvero possiede in un determinato social network oltre 150 contatti e ha pertanto maggiori possibilità di essere assunto da un’azienda attraverso tale tipo di canali. Se gli utenti comunque preferiscono Facebook, le aziende prediligono LinkedIn e dalla ricerca condotta da Jobvite è emerso infatti come, l’anno scorso, le aziende abbiano assunto maggiormente tramite tale piattaforma (78%), mentre come seconda piattaforma figura Facebook (55%) seguita da Twitter (45%).

Cosa bisognerebbe fare dunque per trovare un lavoro con i social network? Innanzitutto bisognerebbe migliorare la propria rete sociale e dunque aggiungere ai propri contatti utenti impiegati in vari campi. Successivamente, si potrebbe sfruttare il potenziale offerto dagli smartphone di oggi: grazie alle tanteapplicazioni pensate per chi cerca lavoro – come ad esempio Real Time Job per iOS o Carreer Bliss – trovare un impiego potrà risultare un po’ più semplice.

Tenete d’occhio la vostra influenza online e stringete più amicizie possibili con persone anche influenti nel mondo del business; provvedete immediatamente a fare un curriculum vitae multimediale, completo, creativo e ricco di informazioni, poiché oggi nell’era di Internet il curriculum cartaceo non basta più. Puntate, sia nel curriculum che nei profili online delle piattaforme sociali a cui siete iscritti, a pubblicizzare al meglio le vostre caratteristiche e le vostre competenze, cosicché possa essere più facile che qualcuno vi noti.

Che idea del cavolo! 1

Cominciamo con questo post una nuova categoria: ti è mai capitato di pensare in libertà e di trovare una soluzione a qualche problema? Magari ti è sembrata una idea troppo strampalata o troppo innovativa e quindi non ci hai investito più di tanto.

Molti anni fa, intorno alla metà degli anni ’90, i primi cellulari erano semplici oggetti che servivano solo a telefonare! Incredibile vero? Un collega un giorno ebbe l’idea di aggiungere un registratore vocale; un qualcosa che permettesse di prendere appunti mentre si stava telefonando… Io pensai che fosse una idea del cavolo. Peccato che di lì a qualche mese questa idea fu adottata dai maggiori produttori di cellulari. I quali non si limitarono a questo, ma, anzi, aggiunsero le funzioni più strane, come la macchina fotografica. Che strano, vero? – una macchina fotografica su un telefono portatile. Chi mai vorrebbe una cosa così?

Sappiamo tutti com’è andata la storia.

Senza nessuna pretesa, vorrei dare questo spazio a tutti quelli che hanno idee e vogliono comunicarle, nel senso di annunciarle e di metterle in comune. Magari qualcuno, nel leggerle, potrà trarre ispirazione per nuovi prodotti o nuovi servizi.

Comincio io: Servizio di trasporto persone e merci via fiume.                                            Abitando a Verona, città percorsa dal fiume Adige, un giorno ho pensato: perché per passare dall’altra parte, devo andare fino al ponte? E se bastasse scendere per chiamare un taxi acquatico che mi portasse dall’altra parte? E se, oltre a portarmi di là del fiume, questo servizio mi portasse, che so, dall’altra parte della città? E se, oltre a portare me, portasse piccole merci, come una specie di pony express? Non è forse un’idea ecologica, economica, innovativa e tradizionale (una volta si faceva!)?

Me la vedo già: una serie di piccole stazioncine lungo il percorso del fiume; un tizio può prendere il battello quando il fiume è ancora in periferia e scendere in centro città. Oppure si può spedire un pacco via fiume, affinché sia recapitato a qualcuno dall’altra parte della città. Una cooperativa di giovani e/o meno giovani potrebbe comprare un paio di barconi, impiantare le stazioni e poi… Si parte!

Qualcuno dirà: è proprio un’idea del cavolo!

LA NOSTRA IDEA DI FORMAZIONE

Sono passati molti anni, il documento non è molto leggibile. Secondo noi però è molto attuale.

A PRANZO CON CHI CONTA

Finalmente una bella notizia per chi lavora e vorrebbe migliorare la sua posizione, ma anche per chi, non lavorando, cerca la sua prima o importante occupazione.

Dal 19 ottobre è disponibile in Italia LETSLUNCH, un nuovo social che permette di incontrare professionisti o aziende che possono aiutare, dare consigli, incoraggiare.

Dal 19 Ottobre 2011 in Italia è online www.letslunch.com
Il network meno virtuale del web, per professionisti o aspiranti tali!

 

Dopo il successo riscontrato in America LetsLunch.com arriva finalmente in Italia. Il social network meno virtuale del web per professionisti e non solo, fondato a San Francisco nel 2010 dal giovane imprenditore Syed Shuttari, arriva il 19 Ottobre anche nel nostro Paese. L’Italia sarà infatti il primo paese a lanciare fuori dagli States il fortunato servizio di networking che da gennaio a oggi ha fatto incontrare a tavola centinaia di persone dalla Silicon Valley a New York. Il meccanismo è semplice: è sufficiente iscriversi gratuitamente al network, creare un proprio profilo, utilizzando anche le informazioni del proprio account LinkedIn, Twitter, o Facebook e avere la possibilità di entrare in contatto con uno dei tanti professionisti, o aspiranti tali, presenti nella propria area e città. 
Ci si conosce a pranzo per una durata approssimativa di 45 minuti. Un’ottima occasione per incrementare il proprio network professionale senza inutili perdite di tempo, incontrare le persone giuste al momento giusto. Dopo il pranzo LetsLunch richiede ai suoi utenti di votare la persona con cui si è appena mangiato. Solo chi ha un punteggio alto può sperare di sedersi a tavola con uno dei VIP di LetsLunch (veterani dell’industria, investitori, professionisti, angeli del business, eccetera).