Benedetta Rinaldi è la conduttrice di Uno Mattina della RAI, in coppia con Franco di Mare.
O meglio era la conduttrice, perché la RAI non le ha rinnovato il contratto. Cose che càpitano, non c’era nessun obbligo di continuare il rapporto; semplicemente la direzione non ha ritenuto di non andare avanti con lei.
Certo, non è la stessa cosa di un mancato rinnovo del lavoro di un magazziniere o di un’impiegata o di un social manager; diverso anche da uno stage che non vuole diventare un lavoro vero.
O no?
I livelli sono certamente diversi, ma i comportamenti e le reazioni delle persone di fronte alla perdita sono uguali…
Un mancato rinnovo, inaspettato e improvviso, lo stupore, la rabbia e il dispiacere: a quante persone è capitato o capiterà?
Non me l’aspettavo – nessuno mi ha detto nulla – avrei dovuto capirlo – l’ho saputo indirettamente – mi hanno tenuto all’oscuro fino all’ultimo.
La sensazione di essere stati presi in giro, di essere stati usati, che un lavoratore o un altro siano la stessa cosa per l’azienda: le reazioni sono uguali, per una conduttrice famosa e per uno stagista.
Già, perché il lavoro NON è solo uno stipendio.
È la possibilità di progettare la propria vita, è avere la stima di noi stessi e le stima delle persone che ci circondano: familiari, amici, colleghi. Il lavoro è la propria realizzazione, è per questo che le persone si deprimono (ci restano male) quando lo perdono.
La vicenda di Benedetta Rinaldi è una lezione per tutti, perché ci fa capire che abbiamo le stesse reazioni di fronte alla perdita del lavoro.
E quindi?
Tutti abbiamo dentro noi stessi le risorse per superare le difficoltà e trasformarle in opportunità. Dopo un naturale momento di tristezza o rabbia, dobbiamo prendere in mano la situazione e volgerla a nostro favore; lo dobbiamo a noi stessi. Fosse facile! la negatività inizialmente è più forte della positività, il dolore e la disillusione sembrano essere più forti di tutto il resto.
Però, questo è il momento per capire quali siano le nostre competenze, le nostre motivazioni, le cose che ci piace fare. Possiamo decidere se stare tra quelli che non ce la fanno o quelli che riescono a ripartire.
Paradossalmente perdere il lavoro può diventare il motivo per fare il punto su noi stessi, capire chi siamo e cosa vogliamo essere in futuro, ma è anche l’occasione per capire chi sono le persone intorno a noi e come ci possono aiutare.
Analisi e bilancio delle proprie competenze e uso corretto del networking, sono gli strumenti per una ripartenza, per arrivare in un luogo migliore di quello che abbiamo lasciato.
Da solo io non ne sono capace: persone ed Enti mi hanno aiutato e il risultato è arrivato.