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Social Media Marketing per le Aziende

Prendo un ulteriore spunto dal un post di Manageritalia di oggi  per segnalarvi un’opportunità che ho particolarmente apprezzato, una modalità nuova di proporre un servizio alle aziende che vogliono e possono avvicinarsi al modo del Social Media Marketing con l’ausilio di un network professionale che 1) propone strategie 2) Protegge da errori strategici o brutta reputazione 3) Assiste il cliente con continuità

Come?

Sta per partire la seconda edizione della SQcuola di Blog  un master online (un percorso di 500 ore!) di specializzazione in social media marketing. Un programma davvero ben fatto e docenti qualificati. C’è l’opportunità per le aziende di finanziare una borsa di studio per un partecipante del valore di € 3.000 + iva [ qui trovate maggiori informazioni] in cambio di essere seguiti da un blogger che, insieme al suo tutor, realizzerà un progetto speciale per l’azienda che ha deciso di finanziare!…

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Gli italiani sono liberisti? No

Secondo me le liberalizzazioni sono una gran bella cosa.

Solo che, i più spaventati dalle liberalizzazioni sono quelli che dovrebbero beneficiarne.
Cioè i clienti, i consumatori, gli utenti.
Insomma quasi tutti.

“Io non vado in parafarmacia a prendere l’aspirina!”
“Ma lo sai la responsabilità che ha un notaio?”
“Stai tu in macchina tutto il giorno, per mille euro al mese!”

Gli italiani hanno paura delle liberalizzazioni, perché somigliano troppo alla “libertà”.
E agli italiani la libertà fa impressione.

Alla gente fa pena il notaio che si sbatte per autenticare la firma, dispiace che il tassista debba stare in strada otto ore o che un farmacista tenga aperto il sabato pomeriggio (invece di passeggiare con la morosa).

Molto meglio una certezza grama che una libertà faticosa.
Magari finisce che si guadagna qualcosa.

Adecco Ijobs. L’app per trovare lavoro

Adecco iJobs – Lavoro, la nuova applicazione gratuita per trovare lavoro. Scaricatela subito e in pochi secondi da iTunes!

Da Adecco arriva la segnalazione di una interessante novità dedicata alla ricerca del lavoro e alla vostra carriera: Adecco iJobs – Lavoro è l’applicazione gratuita che vi consente di consultare in ogni momento le offerte in linea con il vostro profilo e interessi, inviare il cv, trovare la filiale più vicina, essere aggiornati su news e consigli sul mondo del lavoro, condividere gli annunci con i vostri contatti via mail, Facebook, LinkedIn e Twitter.

Con Adecco iJobs – Lavoro potete consultare gli annunci che vi interessano in ogni momento, inviare il CV e trovare la filiale più vicina, senza dimenticare di condividere le offerte in tempo reale con la vostra rete di contatti sui social network.

E poi dice che internet è roba da ragazzini…

Tre donne (non tre veline) e il futuro (nostro)

Lavoreremo in modo migliore? Comincerà a contare qualcosa il merito? Aumenteranno le possibilità di trovare un buon lavoro? Saremo pagati (meglio) per quello che facciamo?

Susanna Camusso è segretario generale della CGIL.

Emma Marcegaglia è presidente di Confindustria.

Elisa Fornero è ministro del Lavoro.

Saranno loro, nei prossimi mesi le principali protagoniste del cambiamento del mondo del lavoro italiano.

Serie, competenti, appassionate.

Tre donne hanno in mano il futuro del lavoro in Italia.

E’ per questo che sono ottimista.

Fornero, Camusso, Marcegaglia

Se non ora quando? Che sia adesso?

Non UN lavoro, ma  UN BUON lavoro…

Intervista al Ministro Fornero

Scusate se copio un’intervista, ma ne vale la pena.

E’ apparsa sul Corriere di domenica 18 dicembre, l’intervista alla nuova Ministro del Lavoro: dice delle cose interessanti davvero.

ROMA – Adesso che la riforma delle pensioni è passata alla Camera e nessuno dubita che passerà al Senato, si possono tirare le somme con il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, economista, torinese, 63 anni, che mai avrebbe pensato, fino alla chiamata nel governo Monti, di essere protagonista della riforma della previdenza più dura nella storia d’Italia.

Elsa ForneroElsa Fornero

Ministro, non ha usato la mano troppo pesante? Non poteva fare una riforma un po’ più graduale? 
«Noi, col decreto “salva Italia” ci siamo trovati in emergenza. Nei decenni passati erano state fatte riforme tutto sommato buone, ma è come se le avessimo accantonate proprio perché eccessivamente graduali. Questa volta la riforma non poteva che essere forte. La priorità è stata quella di mandare un segnale deciso all’Europa sulla nostra capacità di riequilibrare il sistema secondo equità intergenerazionale».
Lei aveva promesso equità anche sul fronte dei privilegi. Che cosa è riuscita a fare? 
«Intanto siamo intervenuti sui regimi speciali (elettrici, telefonici, trasporti, dirigenti d’azienda, ndr), attraverso un contributo di solidarietà. Inoltre, per i lavoratori autonomi, che godevano di pensioni generose in rapporto ai contributi versati, abbiamo previsto un aumento graduale degli stessi fino al 24%. Infine c’è l’inasprimento del contributo di solidarietà sulle pensioni sopra i 200 mila euro, che io avrei voluto più alto del 15%».

E per categorie come i militari e i magistrati? 
«Per questi c’è un rinvio, ma solo per approfondire le specificità dei loro ordinamenti. Nessuno si illuda che non interverremo. Stessa cosa per le casse dei professionisti. Lo so che qui dentro c’è buona parte della classe dirigente, ma sicuramente procederemo».

(…)

Ma con questa crisi, anche occupazionale, ha senso tenere le persone al lavoro, in prospettiva, fino a 70 anni?
«Siamo tutti concentrati sulla contingenza, ma questa è una riforma strutturale. Per funzionare ha bisogno di un sistema in crescita. Non ci possiamo permettere la stagnazione e tantomeno la recessione. Il punto è: il lavoro è ciò che ti dà la pensione. Un buon lavoro ti dà una buona pensione. Il messaggio è: non vi stiamo tagliando la pensione – al netto del blocco della perequazione dovuto all’impegno al pareggio di bilancio nel 2013 – ma vi stiamo chiedendo di lavorare di più, perché questo vi premia».

Lei crede che le imprese terranno le persone fino a 70 anni? 
«Qui tocchiamo una anomalia del nostro sistema. La previdenza è stata troppo spesso un ammortizzatore sociale, per cui tutte le riorganizzazioni d’impresa sfociano in prepensionamenti. Accade perché se guardiamo alla curva delle retribuzioni, lo stipendio sale con l’anzianità mentre in altri Paesi cresce con la produttività e quindi fino all’età della maturità professionale ma poi scende nella fase finale, perché il lavoratore anziano è di regola meno produttivo. Da noi non è così e questo fa sì che le aziende risolvano il problema mandando i dipendenti più anziani e costosi in prepensionamento. Anche i lavoratori hanno la loro convenienza con la pensione anticipata. E lo Stato copre questo patto implicito tra aziende e lavoratori anziani a scapito dei giovani. Se vogliamo fare la riforma del ciclo di vita, è proprio per rompere questo patto: non ce lo possiamo più permettere».

Ma come può il governo intervenire sulla dinamica retributiva, materia della contrattazione? Eppoi, gli stipendi sono già bassi… 
«La riforma delle pensioni deve accompagnarsi a quella del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali e, anche se non è di mia competenza, della formazione. Sono tutti aspetti di un disegno di riforma del ciclo di vita. Certo che la contrattazione è materia tra le parti. Ma noi vogliamo presentare ad esse le nostre analisi e spingerle non a ridurre i salari, ma a riflettere sulla necessità di avvicinarli il più possibile alla produttività».

La trattativa sul mercato del lavoro comincerà entro il 31 dicembre? 
«Forse non ce la faremo, perché vorrei presentarmi alle parti con delle analisi approfondite sulle diverse questioni».

(…)

Il 40% dei disoccupati ha meno di 30 anni e chi lavora, ha quasi sempre contratti precari. 
«Giovani e donne sono i più penalizzati perché la via italiana alla flessibilità ha riguardato solo loro, risparmiando i lavoratori più anziani e garantiti. Sono rimasta molto colpita nel sentire i pensionati che si lamentano perché devono mantenere anche i nipoti. Questo è un ciclo perverso. Non è possibile che la pensione di un nonno debba mantenere dei giovani né che questi si adagino su una prospettiva di vita bassa».

Come se ne esce? 
«Penso che un ciclo di vita che funzioni è quello che permetta ai giovani di entrare nel mercato del lavoro con un contratto vero, non precario. Ma un contratto che riconosca che sei all’inizio della vita lavorativa e quindi hai bisogno di formazione, e dove parti con una retribuzione bassa che poi salirà in relazione alla produttività. Insomma, io vedrei bene un contratto unico, che includa le persone oggi escluse e che però forse non tuteli più al 100% il solito segmento iperprotetto».

I sindacati non ci stanno a toccare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. 
«Sono abbastanza anziana per ricordare quello che disse una volta il leader della Cgil, Luciano Lama: “Non voglio vincere contro mia figlia”. Noi, purtroppo, in un certo senso abbiamo vinto contro i nostri figli. Ora non voglio dire che ci sia una ricetta unica precostituita, ma anche che non ci sono totem e quindi invito i sindacati a fare discussioni intellettualmente oneste e aperte».

Monti ha detto che le nuove regole si applicheranno solo ai futuri assunti. 
«Certamente penso ci voglia maggiore gradualità nell’introduzione delle nuove regole rispetto a quanto abbiamo fatto sulle pensioni».

Oltre ai giovani, le donne sono molto penalizzate. 
«Sono anche ministro delle Pari opportunità, che non considero figlie di un dio minore. Sulle donne bisogna invertire la logica delle compensazioni. Non vogliamo queste, ma la parità. Quando sento dire “io lavoro molto e poi devo anche occuparmi di mio marito e della casa” dico che le famiglie condividono ancora troppo poco i lavori di cura».

Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, dice che una manovra come la vostra poteva farla anche suo zio che non sa nulla di economia. 
«Lascio a Bonanni il suo giudizio. Vorrei invitarlo a discutere delle cose che stanno in questa manovra e penso di avere la presunzione di poterlo convincere che l’equità c’è, magari non quanto lui vuole, e il rigore c’è, e non ne potevamo fare a meno, pena la messa a rischio dei risparmi degli italiani e il non pagamento delle tredicesime».

Ha avuto tempo di occuparsi anche della sicurezza del lavoro? In Italia ci sono ancora troppe morti bianche. 
«Non ci può essere tolleranza soprattutto in una fase di crisi dove magari qualcuno può pensare che è meglio un lavoro anche non sicuro che niente. Agli ispettori del ministero ho detto che devono andare nelle imprese come amici e collaboratori ma anche con intransigenza piena».

Le sue lacrime sulla perequazione delle pensioni hanno fatto discutere. 
«È stata una commozione dovuta alla tensione. Può sembrare che io sia una donna dura, ma non è così. È successo che quando dovevo dire la parola sacrifici mi si è soffocata in gola, anche perché in quel momento ho pensato ai miei genitori, che di sacrifici ne hanno fatto molti».

Enrico Marro

Intervista al consulente.

 

Mariah Carey at the premiere of Tennessee at t...

Image via Wikipedia

A cosa ti dedichi? Cosa dice il tuo biglietto da visita nella parte inerente la professione?

Formazione, selezione coaching e sviluppo del personale; tutto quello che aiuta le persone a lavorare meglio o a capire qual’è il lavoro che preferiscono.

Che cosa hai studiato?

Laurea in scienze politiche, master in relazioni industriali, scuola di psicologia del lavoro.

Che cosa ci si aspetta da te nel tuo lavoro e come riesci a ottenerlo?

Cerco di aiutare le persone che lavorano a capire il senso del loro lavoro e provare a farlo meglio. Dare strumenti concreti per il miglioramento del lavoro. Dare consulenza sulle competenze attuali e future delle persone; cioè quello che possono fare in futuro.

Internet ha cambiato la tua forma di lavorare? E se sì, come?

Internet è il futuro che è già qui: sto cercando di capire in che modo.

Descrivi i tuoi strumenti di lavoro attuali?

Computer, proiettori, libri, carta. Soprattutto lavoro CON le persone.

Hai una pagina web o blog dove possiamo vedere tuoi lavori?

E’ tutto ancora in costruzione! sono da poco sul web. Comunque, a parte questo blog, sono su www.lamiacasetta.wordpress.com, inoltre www.twitter.com @stefanopreto.

Quali sono i lavori più emblematici che hai fatto nel corso della tua carriera?

Formazione insegnanti scuola elementare su i moduli (anni 90).

Formazione per dipendenti patronato INCA CGIL (anni 90/2000).

Formazione e sviluppo per dipendenti Grande Distribuzione Organizzata (mo, nel senso di ora).

Un video di Youtube con qualcosa che è stato significativo nella tua vita.

Concerto di Stefano Preto e Mariah Carey di Natale; io e Mariah cantiamo insieme, ci tengo a precisarlo…

al lavoro davanti al Mac

al lavoro davanti al Mac by stefanopreto
al lavoro davanti al Mac, a photo by stefanopreto on Flickr.

TROVARE LAVORO CON I SOCIAL NETWORK?

(BEL POST COPIATO DA FLORIANA GIAMBARRESI su http://www.onewb20.it)

Trovare un lavoro tramite un social network, oggi, è possibile. Almeno negli Stati Uniti, ove circa 22 milioni di utenti hanno utilizzato FacebookLinkedIn eTwitter per cercare un impiego nel 2011 e una persona su sei, ovvero circa il 15% di loro, afferma di averlo trovato proprio in questo modo.

È quanto emerge da una recente ricerca condotta da Jobvite, una piattaforma statunitense che fornisce servizi utili alle assunzioni online. Emergono interessanti dati dall’indagine in questione: oltre la metà di chi cerca lavoro (il 54%) utilizza FacebookLinkedIn e Twitter come canale e l’86% di chi alla ricerca di un impiego è iscritto a un social network. Facebook non è solo la piattaforma sociale con più iscritti a livello globale ma anche la più utilizzata tra le fonti per cercare lavoro e si è rivelata utile per 18,4 milioni di americani, mentre oltre 10 milioni hanno citato LinkedIn e 8 milioni Twitter.

Il 41% di chi ha cercato lavoro nel 2011 è “super sociale“, ovvero possiede in un determinato social network oltre 150 contatti e ha pertanto maggiori possibilità di essere assunto da un’azienda attraverso tale tipo di canali. Se gli utenti comunque preferiscono Facebook, le aziende prediligono LinkedIn e dalla ricerca condotta da Jobvite è emerso infatti come, l’anno scorso, le aziende abbiano assunto maggiormente tramite tale piattaforma (78%), mentre come seconda piattaforma figura Facebook (55%) seguita da Twitter (45%).

Cosa bisognerebbe fare dunque per trovare un lavoro con i social network? Innanzitutto bisognerebbe migliorare la propria rete sociale e dunque aggiungere ai propri contatti utenti impiegati in vari campi. Successivamente, si potrebbe sfruttare il potenziale offerto dagli smartphone di oggi: grazie alle tanteapplicazioni pensate per chi cerca lavoro – come ad esempio Real Time Job per iOS o Carreer Bliss – trovare un impiego potrà risultare un po’ più semplice.

Tenete d’occhio la vostra influenza online e stringete più amicizie possibili con persone anche influenti nel mondo del business; provvedete immediatamente a fare un curriculum vitae multimediale, completo, creativo e ricco di informazioni, poiché oggi nell’era di Internet il curriculum cartaceo non basta più. Puntate, sia nel curriculum che nei profili online delle piattaforme sociali a cui siete iscritti, a pubblicizzare al meglio le vostre caratteristiche e le vostre competenze, cosicché possa essere più facile che qualcuno vi noti.

LE BANCHE

La banca è un ente che ti presterà del denaro, se tu puoi provare di non averne bisogno…

Oppure: il banchiere ti presta il suo ombrello quando splende il sole, ma lo rivuole indietro non appena si mette a piovere.

Vale per giovani e meno giovani.

Che idea del cavolo! 1

Cominciamo con questo post una nuova categoria: ti è mai capitato di pensare in libertà e di trovare una soluzione a qualche problema? Magari ti è sembrata una idea troppo strampalata o troppo innovativa e quindi non ci hai investito più di tanto.

Molti anni fa, intorno alla metà degli anni ’90, i primi cellulari erano semplici oggetti che servivano solo a telefonare! Incredibile vero? Un collega un giorno ebbe l’idea di aggiungere un registratore vocale; un qualcosa che permettesse di prendere appunti mentre si stava telefonando… Io pensai che fosse una idea del cavolo. Peccato che di lì a qualche mese questa idea fu adottata dai maggiori produttori di cellulari. I quali non si limitarono a questo, ma, anzi, aggiunsero le funzioni più strane, come la macchina fotografica. Che strano, vero? – una macchina fotografica su un telefono portatile. Chi mai vorrebbe una cosa così?

Sappiamo tutti com’è andata la storia.

Senza nessuna pretesa, vorrei dare questo spazio a tutti quelli che hanno idee e vogliono comunicarle, nel senso di annunciarle e di metterle in comune. Magari qualcuno, nel leggerle, potrà trarre ispirazione per nuovi prodotti o nuovi servizi.

Comincio io: Servizio di trasporto persone e merci via fiume.                                            Abitando a Verona, città percorsa dal fiume Adige, un giorno ho pensato: perché per passare dall’altra parte, devo andare fino al ponte? E se bastasse scendere per chiamare un taxi acquatico che mi portasse dall’altra parte? E se, oltre a portarmi di là del fiume, questo servizio mi portasse, che so, dall’altra parte della città? E se, oltre a portare me, portasse piccole merci, come una specie di pony express? Non è forse un’idea ecologica, economica, innovativa e tradizionale (una volta si faceva!)?

Me la vedo già: una serie di piccole stazioncine lungo il percorso del fiume; un tizio può prendere il battello quando il fiume è ancora in periferia e scendere in centro città. Oppure si può spedire un pacco via fiume, affinché sia recapitato a qualcuno dall’altra parte della città. Una cooperativa di giovani e/o meno giovani potrebbe comprare un paio di barconi, impiantare le stazioni e poi… Si parte!

Qualcuno dirà: è proprio un’idea del cavolo!